Jim Morrison e l’autointervista

Penso che l’intervista sia la nuova forma d’arte. E penso che l’autointervista sia l’essenza della creatività. Far domande a te stesso e cercare di trovar delle risposte. Lo scrittore è appunto uno che risponde a una serie di domande non pronunciate. È un po’ come rispondere alle domande sul banco dei testimoni. È quello strano contesto in cui cerchi di puntualizzare qualcosa accaduto in passato e cerchi onestamente di ricordarti quali fossero le tue intenzioni. È un esercizio mentale decisivo. Un’intervista ti dà spesso l’occasione di confrontare la tua mente con delle domande, il che a parer mio è quel che s’intende per arte. Un’intervista ti dà anche l’opportunità di eliminare tutti quei riempitivi… devi tentare di essere esplicito, accurato, in argomento… niente menate. La forma dell’intervista ha i suoi ascendenti nel confessionale, nel dibattito e nel confronto incrociato. Una volta che hai detto qualcosa, non c’è modo di ritrattare. Troppo tardi. È un vero momento esistenziale.

lo sono piuttosto dipendente dal gioco dell’arte e della letteratura: i miei eroi sono artisti o scrittori. Ho sempre voluto scrivere, ma ho sempre pensato che non sarebbe stata roba buona fino a che la mia mano non avesse preso la penna e cominciato a muoversi per conto suo, con me assolutamente non coinvolto, per così dire. Come la scrittura automatica. Ma non è mai successo. Naturalmente ho scritto qualche poesia; intorno alla quarta o quinta elementare, credo, ho scritto una poesia intitolata Il Pony Express. Quella è la prima che mi ricordo. Era una di quelle poesie tipo ballata. Comunque non sono mai riuscito a finirla. ‘Horse Latitudes’ l’ho scritta quand’ ero al Liceo. Ho sempre avuto un sacco di blocchetti, al Liceo e all’Università: poi quando finii la scuola, per qualche ragione scema – o magari è stato saggio – li ho buttati via tutti… Scrivevo in quei notes una notte dopo l’altra. Ma forse se non li avessi buttati via non avrei mai scritto niente di originale – perché erano più che altro accumuli di cose che avevo letto o ascoltato, come citazioni da libri. Credo che se non me ne fossi sbarazzato non sarei mai stato libero. Sentite, la vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità. Apre tutte le porte. E voi potete passare per quella che preferite…ed ecco perché la poesia mi alletta così tanto – perché è eterna. Fin quando ci sarà gente, la gente potrà ricordarsi parole e combinazioni di parole. Nient’altro come la poesia e le canzoni ha la possibilità di sopravvivere a un olocausto. Nessuno può ricordarsi un intero racconto. Nessuno può descrivere un film, una scultura, un quadro ma, finché ci saranno esseri umani, le canzoni e la poesia possono continuare. Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente.

James Douglas Morrison, Los Angeles, 1969-71.

 

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Demis Valle
Artista, barman, creativo, designer, poeta.

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