Grazia Deledda (Nobel Letteratura 1926)

(Nuoro, 1871 – Roma, 1936)

Nobel per la Letteratura nel 1926. Per le sue opere, idealisticamente ispirate, che tratteggiano con plastica chiarezza la vita della sua isola.

 

Grazia Maria Cosima Deledda è una scrittrice italiana. Autodidatta, esordì come narratrice per un periodico di moda, scrivendo successivamente oltre cinquanta opere, tra romanzi, drammi e lavori teatrali. La sua narrativa, talora accostata al decadentismo dannunziano o al verismo verghiano, si basa su forti vicende d’amore, di dolore e di morte, nelle quali domina il senso del peccato e il dolore per l’inesorabile fatalità della vita. Dopo il 1910 si trasferì a Roma, a contatto più diretto con la grande letteratura europea e con un nuovo tipo di realtà: aveva infatti capito che gli umori dell’antica Sardegna, cui fino ad allora si era ispirata, dovevano necessariamente essere confrontati, e forse anche superati, con il nuovo tipo di esperienza che il mondo viveva. Furono, quegli anni, stagioni magiche per la scrittrice, che senza rinunciare alla sua natura sarda e, in particolare, barbaricina, descrisse l’urto fra due concezioni di vita, fra un mondo al tramonto e un altro che stava nascendo; descrizioni che si possono incontrare in vari romanzi che rappresentano forse i frutti migliori della narrativa italiana del primo Novecento. Con un costante lavoro di scavo, la sua lunga e paziente disciplina l’ha portata, dalle prime opere non esenti certo da toni deteriori del romanzo d’appendice, a un’arte che, frequentemente, ha saputo mediare la lezione della tradizione nostrana con una dimensione europea. Tra le sue opere importanti: Canne al vento, Cenere, L’incendio nell’uliveto, La madre, L’edera, Elias Portolu e Marianna Sirca.

Tratto da I Premi Nobel. La vita, le scoperte e i successi dei premiati in fisica, chimica, medicina, letteratura, pace, economia, dal 1901 al 2016, BookTime, Milano, 2016.

 

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Demis Valle
Artista, barman, creativo, designer, poeta.

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